giovedì 13 novembre 2008

venerdì 7 novembre 2008

NOI della GENEraZIOne DEL kiWi
Si, erano i primi anni 80, quella sera a casa c'erano degli invitati a cena, amici dei miei genitori.
Io e mio fratello, felici della novità, eravamo a tavola entusiasti come sempre per le prelibatezze che mia madre amava preparare, ma ancora non sapevamo che c'era anche una sorpresa portata in dono dagli ospiti.
Infatti a fine pasto, furono portati a tavola tre oggetti uguali che io e mio fratello non avevamo mai visto prima, erano, ci fu detto dopo, dei frutti che venivano da paesi lontani ed esotici che probabilmente non avremmo mai visitato;di forma vagamente paragonabile ad un uovo anomalo, erano marroni e ricoperti di una rada peluria dello stesso colore che non ne incoraggiava il tatto.
Certo sapavamo che l'ospite era una persona importante, e abbastanza anticonformista, ma non pensavamo fosse così bizzarro da presentarsi a cena con tre oggetti marroni e pelosi non identificati; fatto sta che eravamo tutti intenti ad osservare questi frutti nelle mani dei grandi più audaci, che si alternavano nel dare nozioni a riguardo, esaltandone le proprietà benefiche e uniche di cui avremmo potuto godere di lì a poco.
La padrona di casa, dopo vari consulti, iniziò a liberare il frutto dalla sua pelle pelosa, quello che ne venne fuori fu ancora più impressionante, il frutto era di un verde sgargiante e intenso che fino ad allora avevo visto solo attraverso i vestiti luccicanti e plastificati delle cantanti che in televisione attiravano la mia attenzione non tanto per i colori quanto soprattutto per i corpi che li vestivano che agitandosi in strane e sensuali movenze, rapivano il mio sguardo e la mia mente, oppure su oggetti di uso comune che andavano di moda in quegli anni, ma che erano appunto artificiali e non naturali.
Il primo frutto nudo fu steso sul piatto e successivamente tagliato trasversalmente , formando dei dischi sottili di varia ampiezza a seconda del punto in cui il frutto pseudo ovoidale veniva sezionato; la visione frontale di uno di quei dischi naturali, provocò una esclamazione di stupore e ammirazione; da un nucleo centrale più chiaro partivano, disposti a raggiera, dei piccolissimi semi di colore scuro quasi fossero stati espulsi dal nocciolo centrale e trattenuti dalla polpa verde intensa, il risultato era da un punto di vista estetico sicuramente riuscito, per cui dopo il solito scetticismo o diffidenza iniziale per il diverso e lo sconosciuto, il frutto iniziò finalmente ad entrare nelle mie simpatie.
Ognuno di noi potè godere di un disco di quel frutto che anche nel gusto si rivelò essere originale, per niente paragonabile alla banale uniformità della mela e dei suoi affini che fino ad allora eravamo costretti a mangiare.
Tuttavia quella esperienza non si ripetè più, perchè in poco tempo fummo invasi da questo nuovo frutto che presto diventò compagno delle mele e delle pere che erano solite stare nel nostro cesto di frutta, ma quella prima volta la ricordo ancora.